mercoledì 23 febbraio 2011

I problemi di noi radical-chic

Sono disperata. È solo un mio problema…. Solo un mio problema.
L’acqua che esce dal mio rubinetto non è potabile, anzi è proprio color petrolio, e sono viziata radical-chic perché spendo più di 1000 Euro l’anno per comprare l’acqua incassettata dalle sorgive del nord.
È un mio problema pagare 600 Euro le bollette private per avere l’acqua pubblica aromatizzata al benzene.
È solo un mio grande problema avere su di me una cappa fumosa di morte che quando meno me lo aspetto si porta via un amico, un familiare o un vicino di casa; sono viziata perché è un mio problema quel fumo tumorale e quella polvere di amianto che fa tanto radical-chic.
È solo mia la paura per un figlio ancora non nato, chissà che faccia avrà, chissà se vivrà, chissà se respirerà ciò che sto respirando io, chissà se sarà radical-chic come me che mi lamento troppo.
Ed ho il terrore delle liti, ho il terrore di uno sguardo di troppo e di un’auto in meno sotto casa. Sono un mio problema le sirene ogni notte, la droga sotto i portoni ed i coltelli in tasca.
Io, che sono radical-chic lavoro 10 ore al giorno per 400 Euro al mese: mi piace viziarmi e la bella vita.
Non sono un mio problema i sorrisi e le gentilezze degli sconosciuti. Non un mio problema la grandiosità  della sconosciuta e misteriosa storia delle nostre zolle di terra.
Non è un mio problema il sudore dei padri, l’amorevole ansia delle madri…
Sinceramente però me ne fotto di qualunque qualunquista che vuol chiudere la bocca non sapendo aprir la propria mente.
Scusami per le mie lamentele e le mie paure da viziata radical-chic.
I problemi di Gela sono solo miei, non vado via da Gela per abbandonare ciò e coloro che  amo.

All’amico Cristian – I MISTERI DI GELA

martedì 22 febbraio 2011

I VOLTI DEL PRIMO MARZO - VOCI DA UN'ALTRA ITALIA

Ci piace promuovere e seguire le le iniziative culturali degli autori della nostra città.
Di R.Cauchi - M.Perna - G.Ruta - F.Di Martino - G.Portuesi
Un lunedì di marzo, tiepido perché riscaldato da un raggiante solo siciliano: uomini, donne, bambini, studenti, lavoratori, corpi che si muovono tra le strade dell'isola, da Siracusa a Catania.
E' una manifestazione...è il primo marzo dei migranti che vivono e lavorano in Italia.
Lo sciopero, il grido di protesta e di aiuto, le storie, la quotidianità, raccontati nell'arco di ventiquattro ore, dalle prime luci dell'alba alla notte.
Una giornata che i lavoratori migranti hanno deciso di prendersi, dopo aver subito molteplici imposizioni.
Francesco Di Martino, Giuseppe Portuesi, Giorgio Ruta, Rosario Cauchi e Massimiliano Perna descrivono, tra le pagine di questo lavoro, fatto di parole ed immagini, una giornata dedicata all'altra Italia: quella che non occupa gli spazi televisivi, quella che si muove con discrezione, quella che accetta “i lavori che gli italiani non vogliono più fare”, quella che si sveglia di notte per 20 o trenta euro.
Una manifestazione illustrata andando anche oltre le strade che ha attraversato, con approfondimenti generati dalla cronaca e dalle inchieste che interessano o hanno interessato, direttamente e indirettamente, i migranti che continuano a scegliere la Sicilia per rifarsi un'esistenza, per avere un lavoro, per conquistare uno stipendio.
Il tentativo di ricostruire una dimensione, troppo spesso occultata da una penombra talmente opprimente da imporre il silenzi anche a chi decida di dire basta e di richiedere gli stessi diritti riconosciuti agli altri italiani.
Il testo, insieme al progetto che ne sta alla base e che voi stessi potete sostenere diventandone co-produttori, contiene la cronaca, narrata e fotografata, di quel primo marzo del 2010 e di tante altre storie d'immigrazione.....
L'altra Italia, quella che non viene raccontata ma che esiste e chiede dignità.