mercoledì 23 giugno 2010

Io vedo ancora


Lo so bene cosa vuol dire : fermarsi ad osservare piccole meraviglie ed emozionarsi. Sembra quasi di sentire la loro voce, ti chiamano per nome, pronunciano il tuo nome, hanno una tale energia da attirare il tuo sguardo, il tuo corpo verso di se. Io vedo ancora le piccole meraviglie di questo posto.
 Io vedo anche lo sguardo dei passanti,  il corpo, la camminata, sembriamo tutti cani bastonati e maltrattati. Riflettendoci  è così: terra conquistata, violentata, assassinata, usurpata da tutte le ricchezze naturali, architettoniche, materiali.  È una strana sensazione ancestrale quella che ci portiamo dentro. 
La respiriamo sempre.
Abbiamo sempre l’impressione che l’altro ci voglia sempre fottere.
“È l’umore di chi la guarda che dà alla città la sua forma. […] percorrendo tutti i giorni gli stessi tratti di strada e ritrovando al mattino il malumore del giorno prima incrostato a piè dei muri. Per tutti presto o tardi viene il giorno in cui abbassiamo lo sguardo lungo i tubi delle grondaie e non riusciamo più a staccarlo dal selciato. Continuiamo  a girare per le vie con gli occhi che ormai scavano sotto le cantine, alle fondamenta, ai pozzi.” Ecco come Italo Calvino riesce a esprimere con poche parole ciò che io rimugino  da  tempo, e capita per caso che ti trovi a leggere pezzi  della tua vita, descrizioni del posto dove vivi in un libro.
Non è facile alzare lo sguardo quando sei convinto di conoscere tutto e tutti, si fa uno sforzo micidiale ma è un errore. È l’errore di tutti quelli che abitano Gela: dare tutto per scontato. Noi siamo quelli che sappiamo tutto di tutti, sappiamo come vanno le cose, sappiamo che sarà il figlio di Caio a prendere il nostro posto,  sappiamo che nulla cambierà e continuiamo a stare con lo sguardo basso. C’è un proverbio siciliano che dice “Unni mi chiovi, mi sciddica” ovvero  lasciarsi scivolare addosso preoccupazioni e inutilità. Si è vero hai la sensazione di vivere meglio, ma con il passar del tempo ti rendi conto che non è così. Dobbiamo cercare di acquisire una sicurezza, forza, presa di coscienza che ci deve portare a valutare  le situazioni.
 E fino a quando non decideremo di alzare lo sguardo e come primo obiettivo avere quello di guardarci allo specchio e iniziare a darci del tu, il secondo sarà quello di iniziare a guardare il posto in cui viviamo, la gente con cui condividiamo lo stesso spazio, non da perfetti estranei ma nel modo in cui si guarda una madre che cammina con le pantofole dentro casa, nulla cambierà.

sabato 19 giugno 2010

Gela: schizzi di politica 2010






mercoledì 9 giugno 2010

Gli occhi del Sindaco


E' proprio vero che se non guardi una persona negli occhi non la conoscerai mai. Chi scrive ha avuto l'occasione di guardare negli occhi i due candidati sindaci del nostro comune. Ebbene dietro a quegli occhi qualcosa c'è.
Da una parte e dall'altra. Da una parte si è visto molta arroganza, pienezza di sè e, sì anche questo, poca coerenza. Una spiccata tendenza agli attacchi personali e poca cura per regole e leggi, tenacia malriposta nella costruzione di programmi e propagande farraginose e spesso contraddittorie. Insomma fregare tutti e tutto. Dall'altra parte abbiamo letto umiltà, ma sopratutto educazione. Colpisce la semplicità dei discorsi quanto la loro coerenza. Sguardi dispiaciuti al subire gli attacchi. Normalità: sembra di essere di fronte ad uno zio che con serietà ti aiuta a fare i compiti. Fin troppo flemmatico, al punto di chiedersi se ne abbia di [......] quel poco di sana tenacia  per resistere. Insomma "fregabile".
Certo alle parole seguiranno inesorabilmente i fatti e poichè la vita non è fatta di sguardi, da lunedì cominceremo a valutare le vere azioni compiute. Per ora ci limitiamo agli occhi e se avremo letto bene speriamo che non ci deludino.
Quando gli occhi dicono una cosa e la bocca un'altra, l'uomo avveduto si fida del linguaggio dei primi.

mercoledì 2 giugno 2010

C'è speranza......

Vivremo e moriremo senza speranza, chiusi nei confini della città. La speranza non so cosa sia.
Ma ammesso che da qualche parte esista, come qualcosa di luminoso e scintillante ancora intatto,
capisco solo che qui la sua energia non potrebbe respirare.
Non c'è in questa città e nemmeno negli occhi delle persone che vedi per strada.
Non ce n'è la minima traccia alla televisione o nei negozi.
Cioè nel mondo dove sono cresciuta. Ascoltando i discorsi banali dei signori del tavolo accanto,
reprimendo la voglia di picchiarli. La mia tristezza, il mio senso della bellezza si manifestano solo dentro in un giardino in miniatura. Sono una persona a metà. A volte quando si entra in un labirinto come questo, tutto appare lontano ed esteriore, e gioia e dolore svaniscono insieme al senso della realtà.
I Misteri di Gela