giovedì 2 dicembre 2010

Saviano: 80 centesini la libertà a Gela



I MISTERI DI GELA

venerdì 26 novembre 2010

Sì na camurria.... accontentati!

Voglio l’erba voglio
Voglio una grande libreria nel centro storico e una biblioteca comunale qui dove vivo
Voglio l’erba voglio
Voglio un cinema e un teatro qui dove esistono pizzerie e ristoranti dei poveri
Voglio l’erba voglio
Voglio un pub dove si esibisce il gruppo musicale più In qui dove nel pub più In si esibiscono animali ubriachi a caccia di guai
Voglio l’erba voglio
Voglio vie, cortili, piazze pulite e decorate qui dove siamo sommersi di spazzatura e  dove c’è una puzza nauseabonda.
Voglio l’erba voglio
Voglio le aiuole piene di alberi e fiori qui dove non esistono neanche le aiuole
Voglio l’erba voglio
Voglio respirare aria pulita qui dove una boccata d’aria ti costa un tumore
Voglio l’erba voglio
Voglio gente che mi guarda e mi sorride qui dove tutti ti guardano come se gli avessi ucciso un parente
Voglio l’erba voglio
Voglio gente che non si sofferma a guardare come sei vestita qui dove ti osservano come se ti stessero facendo una risonanza magnetica almeno ditemi dove posso ritirare l’esito  sono in lista in ospedale ormai da tre mesi per farla
Voglio l’erba voglio
Voglio un lavoro dignitoso qui dove il titolare mi chiede:  12 ore di lavoro e me ne paga solo 2,  di andare a fare la spesa per la famigliola, di lavare le vetrine, pulire il bagno,  di andare a prendere il bambino  all’asilo e se rimane tempo portare il cane a fare la cacca
Voglio l’erba voglio
Voglio Il centro commerciale qui dove i commercianti ti massacrano per un vestito che trovi al mercato settimanale a venti euro
Voglio l’erba voglio
Voglio impiegati efficienti e gentili qui dove gli impiegati o dormono oppure  sono scorbutici come  tori in calore che  non trovano mucche ma solo mosche
Voglio l’erba voglio
Voglio  trovare la mattina alle 09.00 tutti i politici al Comune e negli uffici qui dove  i politici li trovi tutti fino alle 10,00 al bar Piccadilly
Voglio l’erba voglio
Voglio vedere le forze dell’ordine a lavoro per le vie della città tutti i giorni della settimana soprattutto il sabato e la domenica sera qui dove le forze dell’ordine le trovi a bere un caffè alla Capannina o al bar della stazione
Voglio l’erba voglio
Voglio l’erba voglio
Come dice un mio amico
Voglio l’erba da fumare perché a Gela non c’è un piffero da fare
Voglio l’erba voglio
Voglio l’erba del mio vicino
Quanto tempo ho cercato nel giardino del mio re
Quante cadute fatte senza capire perché
Quante domande senza risposte
Poi guardandomi in giro mi sono domandata forse a Gela non esiste l’erba voglio
Non cresce  e so’ anche il perché.  

I MISTERI DI GELA

mercoledì 24 novembre 2010

Il portale crollato e le false notizie

Sentite questa: da Gela si fa partire la notizia del crollo di un portale del Quattrocento dal titolo "Gela come Pompei" e succede un casino ad opera dei media nazionali i quali con molta superficialità non si curano di capire se la notizia è attendibile o meno. Certamente il crollo c'è stato, ma il portale non era del Quattrocento. Indipendentemente dal fatto che il santuario possa originariamente essere stato edificato nel XV secolo o anche prima (e su ciò non si vuole entrare nel merito), il portale crollato risale alla seconda metà dell'Ottocento se non addirittura ai primi decenni del Novecento. E ciò si desume da diversi carteggi ed in particolare da una pubblicazione di un cultore di patrie memorie, il compianto sacerdote Luigi Aliotta, il quale a pag. 10 dell'opuscolo "la Chiesa di Maria SS. dell'Alemanna in Gela" del 1954, a proposito del santuario scriveva: "Pare che verso l'anno 1860 la chiesa sia stata distrutta giacchè in data 1865 si legge sul blasone dell'arco all'interno della chiesa questa iscrizione: D.O.M. ALLA GRAN MADRE DI DIO - UNICA PATRONA DI TERRANOVA - IL POPOLO DEVOTO - QUESTO PRECIPUO TEMPIO RIEDIFICAVA - 1865". Osservando oggi da vicino la parete dell’edificio interessata dal crollo e le pietre dello stesso rovinosamente cadute, si può notare come tale portale non abbia fatto parte della struttura portante della fabbrica ma che sia stata un'aggiunta superfetativa sulla stessa parete in corrispondenza dell’ingresso di servizio al santuario, forse la sagrestia. Su tali pietre, inoltre, non ci sono segni di modanature di una certa complessità che possano far pensare ad una struttura anteriore alla seconda metà dell’Ottocento se non addirittura ai i primi del Novecento. Personalmente, per lo scrivente, non c'è più nessun problema se non la conservazione delle pietre, la messa in sicurezza della parete dell’edificio e, domani, la ricostruzione del portale. Resta il fatto, però, che quando da Gela parte una notizia negativa i media nazionali la portano immediatamente alla ribalta, anche in relazione al recente crollo della domus pompeiana; quando invece il sottoscritto, ma anche le istituzioni locali, dà ai media nazionale la notizia del ritrovamento del cratere laconico o altre come quella della nave greca antica, non succede proprio niente. E perchè? Perchè è una bella notizia, e Gela sulle belle notizie purtroppo no ha fortuna di salire alla ribalta nazionale.
Tratto da Archeoclub Gela: http://www.archeoclub-gela.it/


I MISTERI DI GELA

venerdì 29 ottobre 2010

Belle donne e lupi coscenziosi

Madre Sorella Moglie Convivente Fidanzata in generale Donna
Occhi e pensieri di Padre Fratello Marito Convivente Fidanzato in generale Uomo.
 Strane squallide sensazioni pervadono le donne quando si trovano a passeggiare, nel frattempo  forse si sta anche lavorando, nel frattempo  girano per le strade più frequentate di Gela con la mente da tutt’altra parte: cosa devo comprare, cosa devo cucinare, cosa devo fare oggi per mandare avanti il mio lavoro, la mia famiglia, la mia casa, la mia vita.
Vestite in modo semplice, jeans e maglietta e borsa da lavoro, la regola è non alzare lo sguardo, ma per chi è abituata a  camminare a testa alta  è un massacro alla dignità.   Sguardi e pensieri che  le donne riescono a leggere, molti forse sottovalutano questa capacità. Sentirsi a disagio, sentirsi nuda per lo sguardo di alcuni è la cosa più umiliante che una donna possa provare. Non c’è bisogno di sentire la voce è un’energia negativa, si sente ed entra fin dentro le ossa: pensieri perversi, squallidi apprezzamenti stupidi e inopportuni.
Una “città” dove il tempo e gli uomini hanno perso significato , identità, dignità.  Zona in cui rimangono come sospese infinite esistenze.
“ Incredibile  luogo dove un istante vale un’eternità e un’eternità dura un istante”.
Penso che ogni donna se solo provasse a immaginare per un millesimo di secondo che suo padre, suo fratello, l’uomo che ama possa denudare guardandola una sconosciuta madre, sorella, moglie, convivente, fidanzata  in generale una donna, verrebbe pervasa da un senso di squallore misto a  tristezza e sdegno. E penso anche che ogni uomo se solo provasse a immaginare per un millesimo di secondo che sua madre, sorella, moglie, convivente, fidanzata  venga guardata come se la stessero spogliando di ogni suo indumento e cosa più importante della sua dignità impazzirebbe di gelosia e rabbia.
Ecco perché ogni fine settimana si assiste a delle liti a suon di calci e pugni, con una violenza inaudita, la motivazione è sempre la stessa: un uomo ha guardato la donna di qualcun’altro.  Ma non è perché l’ha guardata è come l’ha guardata, quali pensieri lui è riuscito a leggere nella mente di quell’altro uomo.  Consentitemi un detto popolare “ U lupu di mala cuscenza comu opera accussi pensa”
Con questo non voglio assolutamente generalizzare, non tutti siamo uguali e questo vale per gli uomini così come per le donne.
Uomini sul bordo della strada, dentro e davanti ai bar a guardare la passerella con sguardi e pensieri perversi,  apprezzamenti stupidi ed inopportuni mentre da un’altra parte della città  vostra Madre Sorella Moglie Convivente Fidanzata sprofonda in un senso di squallore misto a  tristezza e sdegno.  Con questo so che non riuscirò a cambiare le cose e nemmeno otterrò che il lupo mantenga il pelo e perda il vizio.

 I MISTERI DIGELA

lunedì 25 ottobre 2010

Rispettosi e silenziosi spettatori di violenza.

Ormai ci siamo stancati. Siamo avviliti. Passa la voglia. Di uscire. Di bere. Di starsene belli e buoni fuori dopo una settimana di studio e lavoro. Sabato sera. Uno qualsiasi. Una piazza, un pub, migliaia di giovani che si fanno allegramente, boriosamente, ripetitivamente gli affari propri.
Nella calca l'aria è già pesante, ci sono parole e risate indistinte. Poi tutto diventa silenzio. Le teste si voltano... Per uno sguardo di troppo. Per uno sguardo di troppo alcuni si allontanano, altri rimangono a guardare. Ma il silenzio finisce, ci sono due, tre quattro... sempre le stesse persone che gridano, tirano calci, pugni, infieriscono non si fermano. Guai ad avvicinarsi. E guardiamo in rispettoso silenzio. Rispettoso, curioso, avvilente silenzio. Gli eroi senza divisa della situazione sedano il violento scambio di opinioni. Poi il coma. Il coma della folla. Dura poco non più di un paio di secondi, il tempo per dimenticare, il tempo per rimuovere. Tutto scordato, si continuano a fare allegramente, boriosamente, ripetitivamente gli affari propri. La prossima volta saremo ancora tutti lì. Nessuno vedrà, neanche le telecamere di sorveglianza vedranno. Nessuno chiamerà aiuto con il suo amato cellulare. Saremo ancora là timidi, rispettosi e silenziosi spettatori di violenza.
Alcuni raggiungono la loro massima cattiveria nel silenzio.

I MISTERI DI GELA

sabato 16 ottobre 2010

Ancora trivellazioni nel mare di Gela.

Gela è sempre là, consapevole che tutto v'è fatto accadere in funzione di "cose più grandi", ristrutturazioni globali e pacchetti azionari che si spostano nella notte facendo cambiare padrone a questa o a quella "ciminiera". Gela è là, che aspetta l'oleodotto libico, l'uscita dalla chimica degli attuali padroni del vapore...Gela è là, col suo Sindaco nuovo di zecca, "alternativo. Modificare lo sguardo sulla Realtà, a volte, è operazione necessaria, soprattutto dove la Bellezza è stata violentata, stuprata, come a Gela: ma il rischio è quello di elaborare una cosmetica del neocolonialismo, che nasconde la Realtà, offende la Verità, produce una idea distorta di Bellezza. Gela è sempre là...i suoi mali sono la metafora di mezzo secolo di Storia siciliana: Gela è una ferita nel cuore antico del Mediterraneo, occorrono interventi di chirurgia sociale che al momento stanno del tutto nel cervello di...Giove. Nella sua "eccezionalità" Gela è un ordinario caso di sviluppo neocoloniale... Non dimenticare Gela, dichiarandola perduta a qualunque idea di Bellezza, è il più grande atto da compiere per una città che ogni Siciliano deve portare con sé, nella Coscienza civile.

sabato 18 settembre 2010

NINO IMPOPA, POVERO INGENUO E SEMPLICE COME UN BAMBINO

Questa è una storia semplice come lo è il personaggio che la anima, Nino Impòpa, un uomo povero, ingenuo, semplice, puro e buono come un bambino. Personaggio illustre rimasto infatti nel cuore e nei ricordi di molte generazioni di Gelesi.
Nino era figlio di un uomo di mare, un capitano di un piccolo cabottaggio per la raccolta di spugne marine. Si sa molto poco della sua vita, ma siamo riusciti attraverso il racconto di un parente a raccogliere piccoli aneddoti su Nino.
Nino era solito chiedere l'elemosina, la chiedeva in maniera simpatica e non con prepotenza, per esempio quando aveva voglia di fumare e voleva una sigaretta, si rivolgeva alla gente che lo circondava dicendo "a Ninu che un sa fumassi na sigaretta? ".
Nino però non chiedeva mai niente a nessuno, era la gente che gli donava con il sorriso ciò che Nino aveva bisogno. Dove c'era Nino non mancava mai il bicchier di vino e le grasse risate ma attenzione nessuno lo trattava male tutti lo rispettavano e lo volevano bene. Molte volte quando la sera rincasava svuotava le tasche e dava tutti i soldi che gli regalavano alla madre. Ma capitava anche che subiva le monellerie di piccoli "diavoletti": i suoi nipoti che nel momento del passaggio di soldi tra le sue mani e quelle della madre, con una manata gli facevamo cadere tutte le monete a terra per rubargliele e andare immediatamente a spendere quegli spiccioli al chiosco. Era buono, ma di una bontà estrema, non si arrabbiava mai. Si dice, da fonti incerte, che abbia avuto un rapporto sessuale con una donna famosa ma solo pochi sapevano l'identità della donna.
Una delle espressioni tipiche di Nino Impòpa era: "Ninu è beddru che fimmini e malandrinu ccù ll'omini".
In realtà non c'è nessuna storia dell'umanità, c'è soltanto un numero illimitato di storie, che riguardano tutti i possibili aspetti della vita umana.
Un piccolo racconto che racchiude in se l'anima di un uomo povero, ingenuo, semplice, puro e buono come un bambino.
I MISTERI DI GELA 

sabato 28 agosto 2010

Genti ca furria

giovedì 5 agosto 2010

Benvenuti nel carcere fantasma di Gela.


Quello giovane è in tuta, leggermente stempiato. Il più anziano è in divisa, con i gradi di maresciallo. Sono gentili e annoiati, sorridono e non parlano. “Dobbiamo essere autorizzati dal ministero”.  Si affacciano davanti la palazzina gialla perfettamente rifinita appena scorgono l’auto sconosciuta che entra tranquillamente dal cancello aperto nel cortile, schivando tubi elettrici, condotte fognanti e pezzi di lamiera in attesa di essere collocati. "Ce la fate a finire entro luglio?” domandiamo agli operai. “Sempre che non piove”, rispondono sorridendo. Fuori una Panda blu notte con le insegne della Polizia Penitenziaria parcheggiata accanto a tre auto degli operai al lavoro in un cantiere aperto in contrada Balate, ci ricorda che siamo in un’area di reclusione.
 Benvenuti nel carcere fantasma di Gela, dove il giovane ed il più anziano sono gli unici due agenti di custodia di una struttura vuota, perfettamente efficiente, eppure mai entrata in funzione. Sono i guardiani del tempo, più che dei detenuti, che qui non hanno mai messo piede. E quando il più giovane apprende che il carcere è stato progettato nel 1959, sorride ancora: “Non ero neanche nato”. Inaugurato due volte in 50 anni, consegnato ufficialmente lo scorso anno all’amministrazione penitenziaria, ma oggi non ancora pronto, il carcere di Gela è il simbolo paradossale delle opere pubbliche incompiute siciliane. E una spina nel fianco dei governi di centrosinistra e di centrodestra che sulla città hanno vomitato promesse mai mantenute, lasciando il Comune a gestire un appalto infinito che non si è ancora concluso. Nella città teatro della più sanguinosa guerra tra Cosa Nostra e la “stidda”, dei 150 incendi dolosi l’anno, delle estorsioni a tappeto, dove chi viene offeso da una parola ingiuriosa attende ancora sotto casa l’avversario per sparargli ai piedi, il carcere desolatamente vuoto diventa paradossalmente una “presenza rassicurante”, come dice un funzionario di polizia: “L’idea del carcere, per i gelesi, ancora oggi non è un’idea concreta”.
E così i detenuti, decine a settimana, vengono trasferiti nella struttura vicina di Caltagirone “che lavora solo con noi”, dicono le forze dell’ordine, con notevole dispendio di tempo, uomini, e mezzi, costringendo anche i magistrati a lunghe trasferte per gli interrogatori.
Lo progettarono nel 1959, come un carcere mandamentale, perchè a Gela esisteva solo la Pretura, il progetto fu approvato nel 1978 e i lavori iniziarono solo quattro anni dopo, nell’82. Ma otto morti in una notte, nel novembre del ’90, consigliarono il ministero della Giustizia ad istituire il Tribunale, dimenticando però un dettaglio burocratico: da casa mandamentale, il carcere avrebbe dovuto essere adeguato agli standard di casa circondariale. E così lo Stato contro i delinquenti gelesi si mosse a due velocità: pensò alla pena, con il Tribunale, ma non alla sua applicazione. Fra progetti, autorizzazioni, ricerca di investimenti e nuovi appalti volarono gli anni: mentre Gela scalava le classifiche delle città a maggior rischio criminale, e il governo mandava plotoni di agenti e carabinieri per fronteggiare una criminalità mafiosa e comune sempre più agguerrita, ad occuparsi del completamento del carcere è rimasto il Comune, stretto dalle denunce contro i mafiosi e le infiltrazioni negli appalti pubblici.
Sono gli anni delle inchieste sul
calcestruzzo depotenziato, e il sospetto sfiora pure il penitenziario mai aperto: ma le indagini non accertarono nulla. Nel ’92 l’amministrazione di centro sinistra riuscì infine ad appaltare il terzo lotto, con cui furono costruite la palazzina degli uffici direzionali, della mensa e del personale penitenziario e la restante parte del muro di cinta, ancora oggi incompiuto. Costo, 5 milioni di euro. Un’iniezione di entusiasmo, dopo anni di paralisi, che convinse il ministro Mastella ad organizzare una finta inaugurazione: il 26 novembre del 2007 si presentò a Gela per ricevere da Crocetta le chiavi del carcere, trasferito formalmente al demanio; chiavi che il Guardasigilli continuò, purtroppo, a non usare. Mancavano, infatti, la cucina, la lavanderia e altri servizi, per un costo di ulteriori due milioni di euro. Nuovo appalto, nuovi lavori e nuova attesa: al Dap hanno impiegato mesi interi per stabilire l’esatta qualificazione di un carcere del tutto sconosciuto, eppure esistente da circa 25 anni. Sui ritardi biblici non è mai stata aperta alcuna inchiesta. “Se ci sono reati sono ormai prescritti – dicono in procura – e lo stesso codice non offre molti appigli”. Oggi la conclusione dei lavori è prevista nel luglio prossimo: il carcere ospiterà 96 detenuti in 48 celle con bagno, avrà 80 agenti di custodia e altri educatori e personale amministrativo. Una piuma nel programma di interventi del ministero della Giustizia, che ha bisogno di 20 mila posti letto. “Gela – ha detto uno dei fedelissimi del guardasigilli, il deputato Alessandro Pagano – è la prima delle risposte volute dal ministro Alfano, che vanno in tale direzione”. Sempre, come dicono gli operai, che non piova. 
Il Fatto Quotidiano

lunedì 2 agosto 2010

Il Castello degli Errori

Mettiamoci una bella croce sopra … e beviamo alla salute!



Tutto deve essere in armonia.
Siamo siciliani tutto deve avere un sapore, un aroma, un piacevole e fresco gusto agrumato, un colore che assomigli alla nostra terra. Siamo siciliani non possiamo scindere queste cose dalla nostra personalità.
Ma in alcuni casi forse chiediamo troppo. No, non chiediamo troppo, non chiediamo o non protestiamo affatto.
Un bel respiro profondo prima di varcare la soglia di casa, tappare orecchie naso e bocca ed uscire. Ritornare a fine serata cianotico.
Un discorso troppo generico, ma non posso far a meno di iniziare così. Tralasciando altri argomenti trattati e discussi fino alla nausea come la troppa spazzatura che incombe su Gela, è da un po’ di tempo che rifletto e osservo, osservo e rifletto e oggi come una bomba senza preavviso esplodo.
Giugno Luglio Agosto novantadue giorni ancora non conclusi.
Cocktail più richiesti: red bull e vodka, rum e coca, gin frizz, margarita, long Island, mojito, negroni, caipiroska, al banco € 3,50 - € 4,00.
Cosa vuol dire?
Ogni sera ci troviamo a chiacchierare con gli amici, nei soliti luoghi di incontro… Scusate troppo retrò come linguaggio, mi correggo: dove la movida gelese passa il preserata a Macchitella e in Piazza, succede sempre che a un certo punto uno dice “beviamo qualcosa?” così si muove la comitiva verso il locale. Bere un cocktail con gli amici ha un prezzo: trecentosessantotto euro in novantadue giorni considerandone uno a sera.
Un buon cocktail è il perfetto equilibrio fra ingredienti differenti fra loro, la base è quasi sempre un distillato (whisky, rum, gin, cognac, …) a cui si aggiungono elementi che conferiscono alla bevanda gusto e profumo
(succhi, sciroppi, limone o arancia a fette, sale, zucchero di canna, menta, e tanto altro) e il ghiaccio , che contribuisce ad amalgamare e allungare leggermente la miscela.
I barman dei locali, presenti nei maggiori punti di incontro della movida gelese, a mio modesto parere, dovrebbero cambiare tutti mestiere.
Iniziando dal caffè che puzza di piscio di gatto per finire ai cocktail che come si dice da noi “parinu acqua lorda”. Potrebbe andare benino se il tutto fosse presentato dignitosamente. I nostri cari e abili barman, selezionati sempre dal titolare con cura, ci servono una miscela incolore e scialba in un bicchiere di plastica standard, simile a quelli che usiamo alcune volte  nelle nostre case quando non arriva l’acqua e non possiamo fare sprechi, e non è finita: aggiungono ben quattro cubetti di ghiaccio. Il tutto a soli € 4,00. Scarsa competenza e menefreghismo, però sono campioni nell’incassare. Vergogna, vergognatevi.  Ormai numerose aziende producono bicchieri di plastica infrangibili, tipo policarbonato, trasparenti come il vetro ma a differenza di quest'ultimo, che è vietato da ordinanze specifiche, non si rompono. Questi bicchieri non hanno nulla a che vedere con i bicchieri mono uso che, pur essendo comodi, hanno lo svantaggio di essere una spesa continuativa, non sono eco-compatibili in quanto l'uso eccessivo aumenta la quantità di plastica da smaltire. Esiste una  vasta gamma di modelli di bicchieri per servire i cocktails e non hanno nemmeno prezzi eccessivi per coloro che hanno un bar o un pub. Ma questo è chiedere troppo. Non c’è qualità non c’è quantità c’è solo spreco di denaro, il nostro denaro. Ma mettiamoci una bella croce sopra … e beviamo alla salute dei titolari! Perché non comprare nessuna bevanda una sera tutti insieme come protesta è solo una mia utopia! Che vergogna.
I MISTERI DI GELA

lunedì 19 luglio 2010

In estate a Gela solo teste calde

sabato 17 luglio 2010

E ANCORA IN UNA NOTTE D'ESTATE BLATTE SUL SELCIATO

16.Luglio 2010 h: 2:00

E ancora in una notte d’estate mi ritrovo seduta in veranda a bere un tè freddo e prima di andare a letto faccio un sunto della mia giornata. Sveglia ore 9:00 brioche con granita, odora d’estate, odora di Sicilia, i miei sensi si aprono ad un'altra giornata di sole e mare. Una doccia e in costume.
Ore 10:00 Pronta per intrufolarmi in mezzo al traffico, , alla gente, ai venditori ambulanti di frutta e verdura che urlano e sostano lungo il Corso Vittorio Emanuele. È un’immagine piacevole, in alcuni casi.
Mi dirigo verso il lungomare, in qualsiasi punto dove ci sia un parcheggio libero mi fermo, senza stressarmi più di tanto, scendo dalla macchina prendo l’occorrente e via … sabbia dorata e incandescente e una distesa d’acqua calma mi attendono. Bambini che giocano e adulti che si godono questa meraviglia proprio come me. Tutto odora d’estate, odora di Sicilia.
Ore 13.30 Mi preparo per andare a pranzo. Spaghetti con pomodoro fresco con due foglie di basilico e un bicchier di vino, comprato dallo zio Santo, profumano d’estate, profumano di Sicilia. Classica conversazione dopo pranzo con i miei.
Ore 16:00 Altro giro altra corsa: Mare
Ore 18:00 Al bar con gli amici per una bevanda fresca e per organizzare una delle nostre cene: 12 persone 25 Kg di cozze buon vino bianco gelato prosecco un po’ di musica e tante risate.
Ore 20:30 Tutti pronti per cucinare. Tutto era buonissimo, profumava d’estate, profumava di Sicilia.
0re 23:45 Si Esce. Luogo di incontro: Macchitella, nessuna difficoltà di parcheggio, sarà che è giovedì ho pensato. Scendo mi dirigo verso i muretti, molta gente, tutti meravigliosamente belli, pelle dorata e profumata, ben vestiti. Tanti sorrisi, tante risate, tanti sguardi … tanta ma tanta spazzatura: bicchieri di plastica gettati a terra o poggiati sui muretti, non c’è un millimetro di spazio disponibile, neanche sul bordo delle colonne dei portici, cartacce e scarti di cibo ovunque … è la festa delle blatte sul selciato appiccicoso. “Odora d’estate, odora di maleducazione, di poca attenzione, di poco rispetto, odora di giovani gelesi. Che tristezza.” E ancora in una notte d’estate mi ritrovo a casa seduta in veranda a bere un tè freddo solo pochi istanti per cancellare l’odore d’estate, l’odore di Sicilia e l’amarezza … non va via.
La costanza di un'abitudine è di solito proporzionale alla sua assurdità.(Marcel Proust)
I MISTERI DI GELA

martedì 13 luglio 2010

Gli UFO fanno festa. Partiti da feste di matrimonio allarmano i gelesi.



Oggetti misteriosi, di colore rosso fanno capolino sui cieli gelesi, tra Montelungo e Manfria.
Diversi gli avvistamenti e i commenti dei protagonisti nelle ultime settimane: “Erano due navicelle una dietro l’altra, con l’ultima staccata di qualche metro, una luce molto intensa e rossa e si muovevano in modo strano”. Altro ancora: “Era un oggetto luminoso molto strano che si è fermato e poi è sparito ad una velocità incredibile”. Insomma a sentire loro gli Ufo sono arrivati a Gela. E invece proprio sul più bello il mistero lo sveliamo noi, che dopo avere fatto alcune ricerche e raccolto  informazioni abbiamo appreso  che gli oggetti luminosi non sono altro che lampade lanciate da una sala ricevimenti a ovest  di Manfria, moda del momento, per augurare agli sposi buona fortuna sostituiscono i tradizionali fuochi d’artificio. La lanterna è un oggetto originario dell’estremo oriente e della tradizione cinese, è una minimongolfiera realizzata in carta su una struttura molto leggera al cui interno è collocata una lampada a cera. Il calore scalda l’aria all’interno della lanterna che la spinge verso l’alto. Questa rimane in volo fin quando la fiamma è accesa, con la corrente dei venti viene sbalzata da una parte e dall’altra, per poi finire al suolo già spenta, ecco come si spiega la scomparsa improvvisa degli oggetti. Una novità per festeggiare le nozze si è così trasformata, per  coloro che non ne erano a conoscenza, in una caccia all’UFO non solo nella nostra città ma in diverse parti d’Italia.              Questa è un’altra conferma che nella nostra città le lucciole vengono sempre scambiate per lanterne, il chiacchiericcio diventa fatto provato facendo morire la curiosità nella ricerca dei perché.

mercoledì 7 luglio 2010

Vorrei andare in giro sulla mia porsche

Come un ruscello che scorre fra i monti e le valli
questa mia vita se ne va
quant'è bella la gioventù
ma all'improvviso sei vecchissimo..
Tendenzialmente intrattengo rapporti superficiali
e vado a zonzo con la mia faccetta rassicurante
così nessuno si accorge
che invece sono pieno di menate, menate
e tanti altri problemi che non ho mai risolto e forse non risolverò mai
Tendenzialmente non affronto mai taluni argomenti
sorrido molto
e conquisto quasi tutti i presenti
in più nessuno si accorge di quanto sono pieno di menate, menate
e tanti altri problemi di cui dovrei parlarvi, dei quali non vi parlerò mai...mai.
Vorrei vorrei
fare felice la mia nonna
una casettina in periferia
la mogliettina il posto fisso in banca
Vorrei vorrei
chissà se ce la farò mai..mai..mai...
Tendenzialmente io frequento soltanto alcuni locali
e vado a zonzo
indossando occhiali scuri griffati
così nessuno si accorge che ho sempre le pupille dilatate
sarebbe salutare ridurre le pippate
ma forse tanto male non fa..
Da un po' di tempo
sto vedendomi con una ragazza
va tutto bene
ma mi ha chiesto quando andiamo in vacanza
c'è troppo coinvolgimento
sarà che ho un pò paura dell'amore
mi sa che va a finire che adesso ci lasciamo
e forse non mi sposerò mai...
Vorrei vorrei
fare felice la mia nonna
una casettina in periferia
la mogliettina il posto fisso in banca
Vorrei vorrei
ma so che non ci riuscirei
Vorrei potrei 

fare una lampada abbronzante
comperarmi una bella Porsche
e andare in giro come un bellimbusto
sulla mia Porsche
Lallallallerolallallà...


mercoledì 23 giugno 2010

Io vedo ancora


Lo so bene cosa vuol dire : fermarsi ad osservare piccole meraviglie ed emozionarsi. Sembra quasi di sentire la loro voce, ti chiamano per nome, pronunciano il tuo nome, hanno una tale energia da attirare il tuo sguardo, il tuo corpo verso di se. Io vedo ancora le piccole meraviglie di questo posto.
 Io vedo anche lo sguardo dei passanti,  il corpo, la camminata, sembriamo tutti cani bastonati e maltrattati. Riflettendoci  è così: terra conquistata, violentata, assassinata, usurpata da tutte le ricchezze naturali, architettoniche, materiali.  È una strana sensazione ancestrale quella che ci portiamo dentro. 
La respiriamo sempre.
Abbiamo sempre l’impressione che l’altro ci voglia sempre fottere.
“È l’umore di chi la guarda che dà alla città la sua forma. […] percorrendo tutti i giorni gli stessi tratti di strada e ritrovando al mattino il malumore del giorno prima incrostato a piè dei muri. Per tutti presto o tardi viene il giorno in cui abbassiamo lo sguardo lungo i tubi delle grondaie e non riusciamo più a staccarlo dal selciato. Continuiamo  a girare per le vie con gli occhi che ormai scavano sotto le cantine, alle fondamenta, ai pozzi.” Ecco come Italo Calvino riesce a esprimere con poche parole ciò che io rimugino  da  tempo, e capita per caso che ti trovi a leggere pezzi  della tua vita, descrizioni del posto dove vivi in un libro.
Non è facile alzare lo sguardo quando sei convinto di conoscere tutto e tutti, si fa uno sforzo micidiale ma è un errore. È l’errore di tutti quelli che abitano Gela: dare tutto per scontato. Noi siamo quelli che sappiamo tutto di tutti, sappiamo come vanno le cose, sappiamo che sarà il figlio di Caio a prendere il nostro posto,  sappiamo che nulla cambierà e continuiamo a stare con lo sguardo basso. C’è un proverbio siciliano che dice “Unni mi chiovi, mi sciddica” ovvero  lasciarsi scivolare addosso preoccupazioni e inutilità. Si è vero hai la sensazione di vivere meglio, ma con il passar del tempo ti rendi conto che non è così. Dobbiamo cercare di acquisire una sicurezza, forza, presa di coscienza che ci deve portare a valutare  le situazioni.
 E fino a quando non decideremo di alzare lo sguardo e come primo obiettivo avere quello di guardarci allo specchio e iniziare a darci del tu, il secondo sarà quello di iniziare a guardare il posto in cui viviamo, la gente con cui condividiamo lo stesso spazio, non da perfetti estranei ma nel modo in cui si guarda una madre che cammina con le pantofole dentro casa, nulla cambierà.

sabato 19 giugno 2010

Gela: schizzi di politica 2010






mercoledì 9 giugno 2010

Gli occhi del Sindaco


E' proprio vero che se non guardi una persona negli occhi non la conoscerai mai. Chi scrive ha avuto l'occasione di guardare negli occhi i due candidati sindaci del nostro comune. Ebbene dietro a quegli occhi qualcosa c'è.
Da una parte e dall'altra. Da una parte si è visto molta arroganza, pienezza di sè e, sì anche questo, poca coerenza. Una spiccata tendenza agli attacchi personali e poca cura per regole e leggi, tenacia malriposta nella costruzione di programmi e propagande farraginose e spesso contraddittorie. Insomma fregare tutti e tutto. Dall'altra parte abbiamo letto umiltà, ma sopratutto educazione. Colpisce la semplicità dei discorsi quanto la loro coerenza. Sguardi dispiaciuti al subire gli attacchi. Normalità: sembra di essere di fronte ad uno zio che con serietà ti aiuta a fare i compiti. Fin troppo flemmatico, al punto di chiedersi se ne abbia di [......] quel poco di sana tenacia  per resistere. Insomma "fregabile".
Certo alle parole seguiranno inesorabilmente i fatti e poichè la vita non è fatta di sguardi, da lunedì cominceremo a valutare le vere azioni compiute. Per ora ci limitiamo agli occhi e se avremo letto bene speriamo che non ci deludino.
Quando gli occhi dicono una cosa e la bocca un'altra, l'uomo avveduto si fida del linguaggio dei primi.

mercoledì 2 giugno 2010

C'è speranza......

Vivremo e moriremo senza speranza, chiusi nei confini della città. La speranza non so cosa sia.
Ma ammesso che da qualche parte esista, come qualcosa di luminoso e scintillante ancora intatto,
capisco solo che qui la sua energia non potrebbe respirare.
Non c'è in questa città e nemmeno negli occhi delle persone che vedi per strada.
Non ce n'è la minima traccia alla televisione o nei negozi.
Cioè nel mondo dove sono cresciuta. Ascoltando i discorsi banali dei signori del tavolo accanto,
reprimendo la voglia di picchiarli. La mia tristezza, il mio senso della bellezza si manifestano solo dentro in un giardino in miniatura. Sono una persona a metà. A volte quando si entra in un labirinto come questo, tutto appare lontano ed esteriore, e gioia e dolore svaniscono insieme al senso della realtà.
I Misteri di Gela

martedì 25 maggio 2010

La Cerere fasulla: scandalo della statua nuda di Piazza Umberto.

Abbiamo nutrito da sempre seri dubbi sulla denominazione di Cerere (per i Romani, Demetra per i greci) attribuita alla statua bronzea della donna nuda che si trova nella nostra piazza principale, statua che soppiantò, all'inizio degli anni Cinquanta, il busto marmoreo di re Umberto I. Che sia stato lo stesso autore, cioè Silvestre Cuffaro di Bagheria, lo escludiamo a priori in quanto diversi anni fa siamo venuti in possesso delle fotocopie degli schizzi originali della fontana e della statua, e di Cerere non si fa nessun cenno. Comunque, se ci è consentito, adesso desideriamo dimostrare tale erronea attribuzione iniziando, però. da un antefatto relativo all'inaugurazione della fontana con la donna nuda che se non sbagliamo avvenne nel 1952.
Ci riferiamo ad un articolo di un giornale americano, ne sconosciamo la testata, redatto in occasione di tale inaugurazione da uno scrittore e giornalista statunitense, tale Curtis Bill Pepper, (innamoratosi dell'Italia dopo che qui aveva combattuto durante l'ultima guerra), dal titolo «It Happened In Italy». In esso si legge di una «civil war between art lovers and shocked moralists»-, ovvero una guerra civile tra amanti dell'arte e moralisti scioccati, in merito alla posa del nudo statuario, un regalo che la Regione Siciliana fece al conterraneo On. Salvatore Aldisio il quale pensò bene di donarlo alla città facendolo porre al posto del re che troneggiava nella piazza a lui tuttora dedicata.
Nel giorno dell'inaugurazione la statua arrivo chiusa in un contenitore. Nessuno sapeva bene di che cosa si trattasse, nemmeno lo stesso Aldisio. Nel momento dello scoprimento la folla che assisteva alla pubblica cerimonia, rimase incredula e ammutolita nel veder comparire una statua raffigurante una donna nuda, a Gela «nulla di simile si era mai visto». Il giornalista, inoltre, riporta alcune frasi come quella urlata da una donna: «ma è completamente nuda»-, e di un'altra: -non fate guardare i bambini- e poi ancora (le parole del parroco della Madrice, il compianto Mons. Gioacchino Federico: "bruciatela..., e un insulto continuo di fronte la chiesa, una tentazione diavolesca per i ragazzi giovani che vengono tentati prima del loro tempo». Intanto, mentre gli «amanti dell'arte» e i «moralisti scioccati" dibattevano sul togliere o lasciare la donna nuda, alcuni volenterosi cercarono di porre rimedio a tale «vergogna» ricoprendo la statua con della stoffa. Ma il rimedio risultò peggiore del "male", infatti fu subito tolta perché a quanto pare risultò più sexy di quanto non fosse.
Cosi, nonostante la forte contrarietà del parroco Federico e di molta altra gente, fu deciso lo stesso di lasciare la statua in piazza, anche se, temporaneamente, nella prima decade di settembre di quell'anno, fu tolta dal suo piedestallo in occasione dei festeggiamenti della Patrona in presenza del vescovo della Diocesi.
È il momento adesso di capire perché la statua nuda di piazza Umberto I non raffigura Cerere o Demetra che sia; infatti, la dea nell'iconografia classica è stata, ed è, sempre rappresentata abbastanza vestita, una matrona severa e maestosa, con una corona di spighe sul capo, una fiaccola in una mano e un canestro ricolmo di frutta nell'altra. E questa statua bronzea nuda di Piazza Umberto I è ben lontana dal possedere tali caratteristiche. Chissà che ne pensano alcune malelingue convinte, si dice, che 'a fimmina nura di Piazza Umberto I sia stata dedicata alla «zia Carmela...» per la sua «opera di benefattrice» nei confronti della popolazione maschile.
In merito al ritorno del busto marmoreo del re, a quanti si oppongono richiamandosi ad una non meglio imprecisata responsabilità di Umberto I per l'eccidio di Milano nel maggio 1898, diciamo solamente di rileggere la storia; l'ordine di sparare alla folla milanese in rivolta fu dato dal generale Bava Beccaris sulla base di un decreto dell'allora Governo presieduto da Antonio Starabba marchese di Rudini, quindi, a nostro modesto parere, non ci fu nessuna responsabilità, nemmeno morale, da parte di re Umberto I (definito da sempre il re buono) cosi come, più recentemente nel 1960, non ce ne fu per il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi durante il Governo Tambroni (monocolore DC appoggiato esternamente dal MSI e dal Partito Monarchico), quando le forze dell'ordine spararono a Genova, Roma, Reggio Emilia, Licata, Catania, ecc. sulla gente in corteo di protesta provocando morti e feriti. Se non andiamo errati allora ci sembra che Gronchi sia rimasto al proprio posto, anche perché giustamente nessuno ne chiese le dimissioni. A dimettersi, infatti, per la responsabilità morale di tali gravi fatti, fu proprio Ferdinando Tambroni.
fonte: archeoclub gela
http://www.archeoclub-gela.it/Cerere%20fasulla.htm

giovedì 6 maggio 2010

A Gela siamo ricchi come al nord: visti gli stipendi al comune.....

Quando abbiamo cominciato ad  incrociare i dati  una  evidenza ci è  balzata  agli occhi: non c’è sostanziale differenza nei redditi della dirigenza tra piccoli, medi, grandi comuni e città metropolitane.
Riesce a passarsela come il collega gelese il segretario generale del Comune di Lecce (412.978 abitanti) che si accaparra un reddito annuo di  205.108 euro e,  al  top,  il  direttore generale del Comune di Milano che sbanca con i suoi 289.000 euro tondi tondi.
Ma per la miseria,  con quale logica aziendale il responsabile, ad esempio ,  di una bottega di paese può essere  pagato come  uno che  dirige  4 supermercati   e   a questi, a sua volta ,  può esser riconosciuto lo stesso compenso del dirigente di 100 filiali di  supermercati ? Solo nella  logica  aberrante della  P.A.  possono prodursi tali fenomeni  retributivi paranormali.
 Ma capiamoci subito per non creare danni. Non è che sono pagati poco i segretari o direttori generali delle grandi   città. Anzi, se la passano molto  bene e senza troppe verifiche. Ma gli  altri  sono  completamente  fuori  dalla grazia di dio . E infatti hanno una certa  resistenza a pubblicarli questi megastipendi . Come faranno a giustificarli davanti ai  cittadini ai quali continuamente  ripetono che non c’è una lira in cassa per questo o quel servizio o ai loro dipendenti, che guadagnano la quarta, quinta parte dei loro stipendi, spesso per accollarsi  la  maggioranza del lavoro ? Ma noi gelesi continuiamo a dormire tranquilli...... come se non ci riguardasse. 
Fonti: http://www.comune.gela.cl.it/comune/operazione_trasparenza.htm
         http://www.comune.torino.it/operazionetrasparenza/
I misteri di Gela

martedì 4 maggio 2010

Ospedale di Gela: un torto che dura 54 anni....


Dalle risultanze di alcune fotografie in possesso dell'archeoclub di Gela, la denominazione dell’Ospedale non è quella comunemente ritenuta di Vittorio Emanuele ma di Salvatore Aldisio, personaggio politico gelese di alto livello negli anni Cinquanta, considerato uno dei padri dell’Autonomia Siciliana e più volte Deputato alla Camera ma anche Ministro in diversi governi della Repubblica. Il nome di questo compianto concittadino, infatti, si legge a caratteri cubitali sulla superficie laterale della prima pietra dell’Ospedale, posata il 4 marzo del 1956 (vedi prima foto allegata), e sul prospetto del progetto  che compare sul palco della manifestazione in occasione della posa della prima pietra.
 Perchè allora rimane la denominazione Vittorio Emanuele?
http://www.archeoclub-gela.it/

domenica 2 maggio 2010

Gli asini non volano. Ma almeno saranno coraggiosi....?

Qualsiasi religione è fondata sulla Fede intesa come il credere incondizionatamente in qualcosa al di là dell'esistenza o meno di prove. Il paragone con ciò che fanno i nostri candidati "politicanti" è immediato. Ci bombardano con slogan, manifesti, promesse e parole di una tale portata generica da non voler dire niente. La politica però, al contrario della fede religiosa, ha come scopo il raggiungimento del benessere attraverso opere e mezzi tangibili, programmabili, verificabili e più o meno apprezzabili. Ma di che cosa stiamo parlando? Dalle nostre parti non si sente neanche l'eco di programmi, proposte che nascano da un confronto tra elettori e candidati. Rinascita Impegno Crescita, in un qualsiasi ragionamento sono poste a conclusione di premesse riguardanti i mezzi per il raggiungimento di tali valori, vengono invece pronunciate con una tale facilità da sembrare provenienti dal cielo, da accettare per fede. Per questo noi amministatori de I Misteri di Gela, certi di non essere da soli, chiediamo ai nostri candidati di non organizzare comizi e presentazioni a cinque stelle privi di contenuto ma di esprimersi, di prendere coraggio, di tirar fuori se ne hanno [....] argomenti pragmatici, programmatici e sopratutto un confronto diretto con i potenziali elettori.
Una dimostrazione delle capacità necessarie per assolvere questo compito.
Da parte nostra mettiamo a disposizione sia la pagina facebook sia il blog (http://misteridigela.blogspot.com/) ai candidati che volessero dar seguito a questa dimostrazione di serietà e coraggio.

"La fede è un crampo, una paralisi, un'atrofia della mente in certe posizioni." (Ezra Pound)
I Misteri di Gela

martedì 27 aprile 2010

La vita è fatta di scelte.

Il disfattismo è l'accettazione della sconfitta senza lottare.
Sono solo io che mi guardo allo specchio e vedo il mare, la terra che mi ha cresciuta, nutrito, che mi ha amata che mi ha deluso? io sbatterò la testa fino a quando il muro non crollerà!!!!Amo gli uomini, amo l'arte, amo tutto ciò che ogni singolo uomo è. Ammetto di essere stanca di convivere con il disfattismo, con l'ironia stupida della gente,con il negativismo. Gela è una spirale di negatività che ti risucchia perchè la gente emana negatività... ci sono due strade che puoi percorrere: 1) Vai via, molli. non giudicabile nè condannadile. 2) Rimani a galla, con tutta la tua forza e ti carichi sulle spalle anche le responsabilità di chi non vuole saperne. Non giudicabile nè condannabile. La vita è fatta di scelte.

lunedì 26 aprile 2010

Gela, sempre e ancora il fondo dell’inferno.


All’inizio degli anni novanta Giorgio Bocca descriveva Gela come “il fondo dell’inferno” per descrivere l’abusivismo selvaggio, l’inquinamento e l’enorme potere delle organizzazioni mafiose. In quel periodo lasciavo Gela per venire a studiare a Roma e ogni volta che tornavo speravo di vedere la mia città cambiare un poco, migliorare. Da allora Gela è peggiorata in tutti i settori e continua ad essere sempre più degradata, ultima nelle classifiche di vivibilità in Italia.
A Gela l’acqua che arriva saltuariamente nelle case non è buona neanche per cucinare, l’aria quando gira il vento è satura dei fumi che provengono dall’Enichem, molti terreni contaminati dai materiali tossici di risulta delle produzioni industriali e di conseguenza il mare, solcato da decenni dalle petroliere che periodicamente lavano in mare le cisterne. A Gela non si fa cultura, non c’è un cinema, non c’è un teatro, non c’è una libreria non ci sono spazi per ospitare reperti archeologici unici al mondo. A Gela non c’è turismo, c’è il sole quasi tutto l’anno ma non si parla di fotovoltaico, c’è spesso il vento ma l’eolico non piace perché non è esteticamente bello, le discariche abusive invadono le campagne e non c’è raccolta differenziata.
l sistema fognario in molte parti della città non funziona o non esiste e di conseguenza è spesso in emergenza per gli allagamenti. A Gela non si fa manutenzione delle strade e non c’è verde, gli alberi che ogni tanto piantano o li rubano o muoiono per incuria, manca il senso civico. A Gela puoi vendere per strada ciò che ti pare e dove ti pare e nessuno dice nulla. Puoi andare in motorino senza casco, parcheggiare ovunque o fermarti al centro della carreggiata per chiacchierare con un passante non curandoti della fila di auto che si crea. A Gela non c’è un sindaco e non ci sono politici ma solo gente che mira al potere per logiche clientelari. A Gela c’è la mafia, e c’è tanta brava gente oramai rassegnata. A Piazza Roma in primavera ci sono le rondini, spero che almeno queste tornino ogni anno a trovarci e non volino via come la mia speranza di vedere cambiata questa città che amo.
Sergio Cuvato
http://www.corrieredigela.it/leggi.asp?idn=CDG620&idc=5

10 domande ai candidati per il Consiglio comunale.

1-Cosa dice l'art. 114 della Costituzione Italiiana?
2-Sapete quale è il ruolo e la funzione del Consiglio comunale?
3-Quali sono le materie di competenza del Consiglio comunale?
4-Cosa c'è che non va e come interverreste nel cambiare il bilancio di previsione annuale e pluriennale del nostro comune?
5-Quali questioni vorrete potare all'analisi delle commissioni consiliari?
6-Quali sono stati gli sbagli del precedente Consiglio comunale?
7-Attraverso quali mezzi renderete conto ai vostri elettori di ciò che farete in Consiglio una volta eletti?
8-Qual'è la linea politicha che vorrete seguire e attraverso quali mezzi?
9-Con quali mezzi si pensa di far fronte al fabbisogno di strade, scuole, servizi urbani, enti culturali?
10-Destinereste il vostro soldo di presenza ad un ente sociale?

Chi sono i gelesi??

Gelese sono io. Lo sono i miei genitori, i parenti ed i vicini di casa.
Lo è il barista che mi acccoglie scherzando ogni mattina nel suo bar e mi prepara il caffè.
E' gelese tutta la gente che incontro quando studio o lavoro e con cui condivido buona parte della vita e lo sono i miei amici con cui giro in lungo ed in largo la città.
Sono gelesi i professori, i datori di lavoro: sì anche loro proprio come me, anche quelli che mi hanno cazziato e sottopagato.
Sono di gela tutti i rumori, gli odori, le puzze, le voci che sento in un giorno. Lo sono pure tutte quelle persone che vedo in giro incazzate, sconsolate o pensierose.
E' gelese anche il povero autista dell'autobus, e che cuore deve avere per sopportare otto ore in giro per la città, tra le lamentele degli anziani e le parolacce degli automobilisti.
E' di gela chi parcheggia sul marciapiede il gippone e chi mi guarda come se mi stesse facendo una radiografia.
E' gelese il netturbino, malpagato e senza mezzi, che ogni notte mette le mani nella mia spazzatura per raccoglierla sapendo che domani notte dovrà rifarlo, quanto cuore anche lui....
Siamo questi i gelesi. Ma è vero: ogni giorno ci accompagna qualcosa. Una strana sensazione. Come se non ci amassimo. Come fare a rispettare una città che non ci rispetta? Come fare a non vedere quella nube rosa sopra di noi che sembra non aspettare altro che le nostre anime? Come si fa a non desiderare di vedere oltre e guardare solo le stelle?
La città e fatta da ognuno di noi, ogni pietra è parte di noi.
Forse è meglio ricominciare dalle cose più piccole, poco considerate ma di immenso valore: rispettiamo i gelesi, noi stessi.

Un Gelese. Che ancora ci crede....

Come Porci o come Sorci?


Gela era...e adesso?
Basta con il tirarci fuori quando ne siamo coinvolti fino all'osso.
Quante volte al giorno, come me, sentite pronunciare "a Gela semmu!" e il mio primo pensiero è "ma a Gela ci vivono i Gelesi".
IO, VOI, NOI siamo Gelesi:
Basta lamentarci delle cose che non ci piacciono...rendiamo ancor più brutto ciò che già é brutto.
Un uomo solo non può cambiare il mondo, è vero, ma il comportamento, l'atteggiamento di ognuno può cambiare una situazione ormai fossilizzata, e trasformarla.
Basta lavorare 11 ore al giorno, irregolari e sottopagati da porci con la cravatta e che guidano macchine e moto da 50.000,00 euro in su.
Basta...basta....
Tutti infighettati, vestiti all'ultimo grido,tacchi a spillo, brillanti e mezze denudate, gellati, palestrati, dall'aria maledetta... tutti meravigliosamente belli ma troppo Porci dentro!
Siamo tutti uomini di mondo noi gelesi...
viaggiamo...conosciamo...s
tudiamo...parliamo anche 2 lingue...
io faccio...io dico...io Bologna...Milano...Firenze....Roma....
io mi annoio a Gela......io abituato a....
io porco a Gela!!!!!
Sbevazzare tra mille risate e discorsi da moralisti, e questo mi va bene, tutti alla ricerca del da fare...tutti che si lamentano " non c'è un cazzo da fare!".
Un consiglio ? Inizia dalle piccole cose alza il culo e sposta la macchina dallla tripla fila e muovi piccoli passi per buttare la merda che produci (bicchieri, cartacce e scarti di ciò che mangi).
Per chi ancora non se ne sia accorto ciò che hanno installato sono delle pattumiere per la differenziata non tavolini dove appoggiare lo schifo che fate. Gela è ciò che noi vogliamo che sia.
Difendiamo ciò che ci APPARTIENE....DIFENDIAMOCI!