Ci riferiamo ad un articolo di un giornale americano, ne sconosciamo la testata, redatto in occasione di tale inaugurazione da uno scrittore e giornalista statunitense, tale Curtis Bill Pepper, (innamoratosi dell'Italia dopo che qui aveva combattuto durante l'ultima guerra), dal titolo «It Happened In Italy». In esso si legge di una «civil war between art lovers and shocked moralists»-, ovvero una guerra civile tra amanti dell'arte e moralisti scioccati, in merito alla posa del nudo statuario, un regalo che la Regione Siciliana fece al conterraneo On. Salvatore Aldisio il quale pensò bene di donarlo alla città facendolo porre al posto del re che troneggiava nella piazza a lui tuttora dedicata.
Nel giorno dell'inaugurazione la statua arrivo chiusa in un contenitore. Nessuno sapeva bene di che cosa si trattasse, nemmeno lo stesso Aldisio. Nel momento dello scoprimento la folla che assisteva alla pubblica cerimonia, rimase incredula e ammutolita nel veder comparire una statua raffigurante una donna nuda, a Gela «nulla di simile si era mai visto». Il giornalista, inoltre, riporta alcune frasi come quella urlata da una donna: «ma è completamente nuda»-, e di un'altra: -non fate guardare i bambini- e poi ancora (le parole del parroco della Madrice, il compianto Mons. Gioacchino Federico: "bruciatela..., e un insulto continuo di fronte la chiesa, una tentazione diavolesca per i ragazzi giovani che vengono tentati prima del loro tempo». Intanto, mentre gli «amanti dell'arte» e i «moralisti scioccati" dibattevano sul togliere o lasciare la donna nuda, alcuni volenterosi cercarono di porre rimedio a tale «vergogna» ricoprendo la statua con della stoffa. Ma il rimedio risultò peggiore del "male", infatti fu subito tolta perché a quanto pare risultò più sexy di quanto non fosse.
Cosi, nonostante la forte contrarietà del parroco Federico e di molta altra gente, fu deciso lo stesso di lasciare la statua in piazza, anche se, temporaneamente, nella prima decade di settembre di quell'anno, fu tolta dal suo piedestallo in occasione dei festeggiamenti della Patrona in presenza del vescovo della Diocesi.
È il momento adesso di capire perché la statua nuda di piazza Umberto I non raffigura Cerere o Demetra che sia; infatti, la dea nell'iconografia classica è stata, ed è, sempre rappresentata abbastanza vestita, una matrona severa e maestosa, con una corona di spighe sul capo, una fiaccola in una mano e un canestro ricolmo di frutta nell'altra. E questa statua bronzea nuda di Piazza Umberto I è ben lontana dal possedere tali caratteristiche. Chissà che ne pensano alcune malelingue convinte, si dice, che 'a fimmina nura di Piazza Umberto I sia stata dedicata alla «zia Carmela...» per la sua «opera di benefattrice» nei confronti della popolazione maschile.
In merito al ritorno del busto marmoreo del re, a quanti si oppongono richiamandosi ad una non meglio imprecisata responsabilità di Umberto I per l'eccidio di Milano nel maggio 1898, diciamo solamente di rileggere la storia; l'ordine di sparare alla folla milanese in rivolta fu dato dal generale Bava Beccaris sulla base di un decreto dell'allora Governo presieduto da Antonio Starabba marchese di Rudini, quindi, a nostro modesto parere, non ci fu nessuna responsabilità, nemmeno morale, da parte di re Umberto I (definito da sempre il re buono) cosi come, più recentemente nel 1960, non ce ne fu per il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi durante il Governo Tambroni (monocolore DC appoggiato esternamente dal MSI e dal Partito Monarchico), quando le forze dell'ordine spararono a Genova, Roma, Reggio Emilia, Licata, Catania, ecc. sulla gente in corteo di protesta provocando morti e feriti. Se non andiamo errati allora ci sembra che Gronchi sia rimasto al proprio posto, anche perché giustamente nessuno ne chiese le dimissioni. A dimettersi, infatti, per la responsabilità morale di tali gravi fatti, fu proprio Ferdinando Tambroni.
fonte: archeoclub gela
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